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Massimo Mosena Noni - L é pi brosa che poesia. Poesie par zoldaan 2007 – 2018, pagine 32, Tipografia Ghedina – Cortina d'Ampezzo 2019.

Conosciamo Massimo Mosena Noni da Fornegise di Zoldo - che esordisce nella pubblicistica con questa silloge poetica - da molto tempo, prima che iniziasse a collaborare con “Ladin!”, la rivista scientifico-culturale dell'Istituto sulla quale ha pubblicato diversi suoi componimenti. Mosena ha lavorato per qualche anno a Cortina, e lì lo conoscemmo, senza immaginare che si dilettasse di poesia. Rileggendo oggi i suoi versi nel ladino-veneto zoldano, una cosa ci ha stupito: che, nonostante non siano opera di un “millennial”, in essi l'autore si abbandona assai di rado a nostalgie e rievocazioni.

Mosena penetra acutamente la realtà in cui è immerso, le sue bellezze e le sue storture, i personaggi che si danno da fare per migliorare il mondo e quelli che si adagiano nello status quo; i suoi versi delineano momenti di vita attuali, spesso amari, ironici e sarcastici, ma mai sopra le righe. Come il teatro, da non concepire soltanto in funzione di “far ridere” lo spettatore, anche la poesia - tanto più se vernacolare, quindi limitata nel vocabolario - può e nel contempo dovrebb'essere sia antica che drammaticamente moderna, struggente e pungente, sognatrice e realistica.

Certo, è facile - e ci cadono in molti - rifugiarsi nella nostalgia, nel non-tempo, nel “fanciullino” crepuscolare; ma è legittimo; appartiene alla letteratura e chi lo fa, in età giovanile o matura, ne ha tutto il diritto. Consola però scoprire anche nella letteratura di queste montagne un “quasi-futurista”, come vogliamo definire Mosena, che parla dell'oggi e del domani, di quello che esiste di brutto o di bello, e si volta indietro il meno possibile, perché ciò che è stato non ritornerà.

L'Istituto Ladin porge il benvenuto all'autore e al suo corpus di versi ricchi di verve e di vena originale, da coltivare forse anche cimentandosi con la prosa. Pensiamo che chi avrà in mano questo libro, gusterà quanto scrive Mosena, scoprendo nei suoi versi un carattere e un atteggiamento verso il mondo singolari, sospesi tra la rassegnazione e la speranza, ma comunque alieni da tante sdolcinature: ovverosia realisticamente attuali. L'unica concessione al ”classico” è la rima, comunque studiata con una certa perizia, che distingue e qualifica i suoi versi.

"L é pi brosa che poesia" è stato presentato davanti ad un folto pubblico dallo scrittore Michelangelo Corazza presso l'Hotel Posta di Forno in Val di Zoldo, il 19 ottobre 2019.

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Pubblicato il: Martedì, 26 Novembre 2019
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