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Renato Mosena dal Poont - Incant che le caure le đia a fasùoi, pagine 48, Tipografia Ghedina – Cortina d'Ampezzo 2019.

Dopo “Storiele vege par zoldaan” (2015), “Al cùor al scauda dute le storie” (2016) e “Zanpedoon, ardeent e ram” (2017), è la quarta raccolta di poesie zoldane di Renato Mosena, e anche il tredicesimo numero della collana di letteratura che l'Istituto Ladin de la Dolomites avviò otto anni fa, e che si augura possa continuare ancora in futuro.

In Zoldo, Renato “dal Poont” è persona nota, e paesani e frequentatori della zona gradiscono sempre leggere ciò che scrive nel caratteristico ladino zoldano. Fin dall'inizio della sua collaborazione con l'Istituto, si percepiva l'apprezzamento della vallata per la sua produzione letteraria, piacevolmente implementata quasi ogni anno da un libriccino di versi, segno di vitalità di chi si dà da fare nell'arricchimento e nella valorizzazione della letteratura, in un'epoca in cui fare cultura “minoritaria” è sempre più difficile. L'Istituto è lieto che Mosena, ormai un amico, continui a scrivere, partecipi a concorsi e sia anche stato premiato per il suo lavoro.

Oggi che tante, troppe iniziative nascono e spariscono velocemente, l'Istituto ha soddisfazione nel “sorvegliare” la produzione in versi e prosa nelle valli ladine che lo affiancano, sostenere e far conoscere chi pensa e scrive in ladino, ma spesso è in difficoltà nell'emergere e il suo lavoro rischia di restare in un cassetto. C'è da sperare che autori prolifici come Mosena non manchino mai nei nostri paesi, e ci sia sempre qualcuno che valorizza volentieri la parlata nativa, sente di doverla difendere e divulgare in quella parlata i propri sentimenti e la propria voglia di vivere.

Per la quarta volta l'Istituto dà quindi il benvenuto a Renato Mosena, che si ripresenta con altre 30 poesie in zoldano, composte col consueto amore per la storia della sua valle, per i suoi paesi, la sua natura, la sua gente.

Auspichiamo che chi avrà in mano questo libriccino, gusti i versi di Mosena cercando nelle parole quello “spirito zoldano” che in valle non manca, e il desiderio – che tutti coloro che scrivono, in qualsiasi lingua, possiedono - di raccontare e raccontarsi.

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Pubblicato il: Martedì, 26 Novembre 2019
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